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Lirik Lagu Jangy leeon & Truman Simbio – Innercity Blues


By: Admin | Artist: J jangy leeon truman simbio | Published: 2024-14-05T17:41:45:00+07:00
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[intro: truman simbio]
yao, yo! innercity blues
il blues dell’area depressa della città
truman simbio, stato brado
il cecchino ceco, senti bene
yao!

[strofa 1: truman simbio]
uccidere o essere ucciso, uccidili col sorriso
vivendo con le vipere che vivono all’inferno
il cielo è aperto ma non vedo il paradiso
il vento sussurra mentre mi taglia il viso
mi sbrana vivo tutto questo tormento
il male mi -ssale, io non sto resistendo
mi sporca dentro come la carne di porco
come le canne di moffo che rallentano il polso
chi mi rallegra quando tutto sembra morto
quando i cani che incontro non allentano il morso?
vogliono un arto mutilato per ricordo
sono lontani da dove sgorga la vita
sono preoccupati per i grammi, per la figa
per i soldi, per i drammi, per i volti allucinati
che li fissano estraniati con un’aria di sfida
con gli occhi vuoti ed un’anima ferita

[strofa 2: jangy leeon]
impr-nta il mio p-ssaggio su ‘ste terre in immersione
non per isole di pace se non cerco redenzione
non trovi te stesso, non c’è una destin-z-one
il batt-to nel petto, so che il cuore non è altrove
il perimetro a milano suona un blues di depressione
fuori circoscrizione, note di liberazione
la notte in spazi aperti luccica d’introspezione
se menti raggrumate hanno senso di aggregazione
chi avanza a fari spenti in lande di desolazione
chi rende fuochi ardenti nell’impegno e dedizione
il veleno del sistema fomenta la frustrazione
l’antidoto in ‘ste pare di processo in prescrizione
satelliti nel cielo traccian la tua posizione
trascende in questi versi e parte della percezione
a caccia sulla traccia mino la tua convinzione
del silenzio che ghiaccia, brucio di motivazione

[strofa 3: silla]
un giorno a caso nello sfaso del ventunesimo secolo
l’ennesimo racconto non mi serve, è un periodo
apro un nuovo capitolo tra le desolazioni
divido ‘ste giornate in 24 ill-strazioni
mi deprimo se rimo di cose che mi succedono
una bara, una botte, sì quella d’attilio regolo
alte pareti cedono sopra quelli che credono
‘sto blues dalle c-sse salvi ‘ste teste grosse
non ho aspettato un oracolo che parl-sse
milano come delfi sa compiacere le m-sse
il tripudio è preludio e finisce d’incanto
fa più rumore chi cade in b-sso di chi sta in alto
astinenza per il sesto, non quella per il s-sso
ma ascolta, niente crisi d’-ssenza da dogma
il silenzio di chi ami è la peggiore arma
non c’è droga o preghiera che possa mitigarla
trasforma ogni tua orma in qualcosa che non torna
il peggio grido che ti frastorna
può essere mai n-bile tagliar la corda?
portatemi un v-ssoio con un rasoio di occam
pochi lumi accesi e lunedì in giro per posti luridi
le stesse procedure, stessi luoghi umidi
acc-muli vie oscure, il freddo cala torture
il mio spirito al buio come alture degli urali

[strofa 4: lanz khan]
fuori come i balconi con i fiori app-ssiti
cerca la bella vita negli occhi dei par-ssiti
tu guarda verso l’alto e colpisci le stalatt-ti
nelle strade fra le scritte in arabo e i graffiti
benvenuto dove l’anima è più sporca del letame
un colpo di pugnale qua è la morte naturale
lucido queste rime con veleno letale
nella tua bocca merda, esplode vomito fecale
già lo sai, all’innercity blues ti ci perdi e non ti trovi più
sotto gli stracci si nascondono i vest-ti blu
spingo gli anfibi sulla testa mentre sali su
40 dì, 40 nott come a san vitur
ogni notte sfasciati
vittime degli eccessi poi sui letti accasciati
sveglia il giorno dopo con i volti segnati
completamente a pezzi come i corpi appestati
lanz khan


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